Assegni di cura per anziani e disabili (malati di sla e malati gravi): Cisl: si poteva e si può fare di più e meglio. È mancato il confronto

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Da tempo abbiamo sollecitato la Regione ad aprire un confronto sulle difficoltà emerse in seguito al pronunciamento dei Giudici Amministrativi dello scorso anno, quando l’allora Direttore del Dipartimento Salute della Puglia, Giovanni Gorgoni, dichiarò che “La sentenza del Consiglio di Stato avrebbe fatto saltare il banco, visto che le risorse che si attingono dal fondo nazionale per l’autosufficienza sono risicate”. Già all’epoca veniva detto che la Puglia si disponeva di appena “sedici milioni a fronte dei novanta della Toscana, che poteva pescare anche nel FSR, che poteva contare su un’assegnazione del fondo nazionale maggiore, pur a parità di abitanti con la Puglia”. Se tutto questo era vero 12 mesi fa, ci chiediamo cosa si sia fatto per recuperare le risorse necessarie, individuando le azioni per contrastare diseconomie e sprechi nella Sanità pugliese. Potremmo elencare quelle che a nostro giudizio potevano essere alcune iniziative da intraprendere, sono le stesse che da tempo proviamo in ogni occasione ad illustrare ai vertici del Dipartimento Salute e ad esigere dal Presidente Emiliano, noi come i Ministeri della Salute e della Economia sotto il cui tutoraggio è il Piano Regionale di Riordino Ospedaliero ed il relativo Piano Operativo. Riduzione della spesa farmaceutica (non è mai partita l’attività del NIRS, il Nucleo Ispettivo Regionale Sanitario, si tratta di un organismo che dovrebbe svolgere attività di vigilanza e controllo, ma allo stato attuale è privo di qualsiasi funzione), riduzione della spesa per beni e servizi (Centrale Unica degli acquisti), riordino delle Reti di Assistenza ospedaliera, appropriatezza delle cure, solo per dirne alcune. Come si vede è davvero troppo facile scivolare nella recriminazione. E non volendolo fare, a fronte delle tante ragioni di insoddisfazione che si possono esprimere, non si ha difficoltà a valutare apprezzabili, invece, alcune importanti semplificazioni appena introdotte nelle procedure per l’erogazione dell’Assegno di cura. Ad esempio, non verrebbe richiesta l’assunzione di assistenti familiari e potranno avere accesso i disabili e anziani non autosufficienti titolari di indennità di accompagnamento, senza che l’ISEE venga considerato come ulteriore requisito di accesso. Altrettanto apprezzabile per la Cisl la possibilità che verrebbe data, raccogliendo gli stimoli posti dalle Associazioni dei disabili come dai sindacati di utilizzare le banche dati Inps già esistenti per l’analisi di chi gode di altri benefici, evitando ai disabili gravissimi non reversibili ulteriori visite e procedure e pesare in modo più rilevante la fragilità familiare, riducendo il peso dell’ISEE familiare come indice di una maggiore fragilità economica, considerando anche le condizioni di assenza di lavoro nelle famiglie per le graduatorie. Ma detto tutto ciò, la verità rimane una sola: per chi vive le condizioni degenerative di una malattia, anziani e disabili, l’impatto è molto forte, sia per chi l’assegno gli viene ridotto (perché, comunque, ogni euro in più consente un’assistenza più dignitosa), sia, e soprattutto, per chi rimarrà escluso a causa dell’incapienza dei fondi messi a disposizione dalla Regione. Ridurre l’assegno di cura da 1100 a 1000 Euro può ampliare la platea fino a 2500 persone, è altrettanto vero che, da stime proprio della Regione, ben 3500 ne resteranno in ogni caso escluse. E ciò non è accettabile, e non c’è giustificazione che tenga da parte di nessuno. Dei 30 milioni messi a disposizione, 18 vengono dal Governo Nazionale e 12 vengono dal FSE 2014/2020. Per soddisfare tutti i bisogni espressi occorre che la Regione si adoperi in ogni modo per recuperare le risorse che mancano (circa 42 milioni di Euro), a ciò si può e si deve rimediare, a partire dai prossimi Bandi relativi all’annualità 2017/2018. Per queste ragioni la Cisl invita, ancora una volta, il Presidente Emiliano a confrontarsi su questo delicato tema con le parti sociali, evitando di assumere in modo autoreferenziale scelte così importanti senza la necessaria condivisione delle rappresentanze dei portatori di interesse (Sindacati e Associazioni dei disabili).

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