Care amiche e cari amici,
il 9 febbraio sarà una data importante per la Cisl e per tutto il movimento sindacale italiano.
Abbiamo deciso di organizzare una giornata di mobilitazione nazionale ed un momento
di rinnovata unità del mondo del lavoro, con la quale, assieme a Cgil e Uil, faremo sentire
a Roma la voce di tredici milioni di iscritti ai sindacati confederali: lavoratori, pensionati,
giovani, donne, immigrati che sono il cuore pulsante del nostro Paese.
Non scendiamo in piazza per motivazioni politiche ma esclusivamente sindacali: per cambiare le scelte del
Governo e sollecitare un confronto vero, per difendere gli interessi generali dell’Italia e delle persone che
rappresentiamo, a partire dai più deboli e bisognosi.
Siamo molto delusi e preoccupati dai provvedimenti economici e sociali annunciati dal Governo Conte. I
venti della recessione sono di nuovo alle porte in tutta Europa ed anche in Italia si susseguono segnali
negativi, con tante aziende che rischiano di chiudere, tante vertenze nazionali e locali aperte, con un calo
continuo dell’occupazione stabile e della produzione industriale. Doveva essere questo il momento di
decisioni nette, più eque, concrete, dopo tanti anni di sacrifici enormi fatti dalle famiglie italiane per uscire
definitivamente dalla crisi. Ed invece c’è il rischio fondato di una minore crescita, di un aumento del divario
tra Nord e Sud e delle diseguaglianze sociali, per di più con una ipoteca di ben 52 miliardi sulle tasche degli
italiani per far quadrare i conti nelle prossime leggi di bilancio.
Si è deciso di tagliare gli investimenti in innovazione, ricerca, alternanza scuola‐lavoro. Si continuano a
tenere fermi i cantieri delle infrastrutture che sono un volano per lo sviluppo, bloccando decine di opere
pubbliche, la costruzione di tante importanti autostrade, ferrovie, viadotti, ponti, che servono ad unire le
varie aree del Paese, a collegarlo meglio all’Europa, oltre che a dare lavoro a migliaia di persone. Ancora una
volta si rinviano le assunzioni nella pubblica amministrazione, nelle scuole, negli ospedali, nei servizi sociali,
oltre a non prevedere risorse per il rinnovo dei contratti pubblici e non parificare i tempi di erogazione del
Tfr con il settore privato. Si usano le pensioni come un bancomat, bloccando nuovamente la giusta
rivalutazione per tante donne e uomini che hanno fatto grande l’Italia con la loro umiltà, la loro creatività, la
loro generosità nell’ accudire anche i nostri figli e nipoti dopo tanti anni di dura fatica nelle fabbriche ed in
altri luoghi di lavoro.
La quota 100 rappresenta sicuramente un ulteriore canale più flessibile di uscita dal lavoro, ma non risolve,
purtroppo, il problema di tante donne che difficilmente raggiungono i 38 anni di contributi, visto che non
viene riconosciuto il lavoro di cura e la maternità che spesso costringe molte donne ad abbandonare il lavoro
per dedicarsi alla famiglia. Il reddito di cittadinanza può essere uno strumento assistenziale utile per
affrontare il grave livello di povertà presente nel Paese, ma una cosa è certa: non creerà alcun posto di
lavoro.
L’occupazione per i giovani e per chi perde la sicurezza lavorativa viene solo da più investimenti privati e
pubblici, con vere politiche attive, formazione delle nuove competenze, sgravi fiscali per le assunzioni a
tempo indeterminato, incentivi per la digitalizzazione, una pubblica amministrazione moderna. Senza,
inoltre, una vera riforma organica ed equa del fisco, c’è ora il rischio fondato di un aumento della pressione
fiscale, in particolare a livello locale, un fatto che rischia di penalizzare i redditi già tartassati di lavoratori,
pensionati e famiglie. Oggi è per noi cruciale rispondere anche alle esigenze della terza età, delle persone
non autosufficienti e di tutti i cittadini italiani, con un nuovo e moderno sistema socio‐sanitario ed
assistenziale, con interventi che garantiscano il rispetto dei livelli essenziali delle prestazioni in ogni regione e
territorio, aumentando le coperture finanziarie del Servizio Sanitario Nazionale in modo da assicurare
prestazioni di qualità in tutto il Paese.
Ecco perché vi chiediamo di sostenere la nostra decisione di scendere in piazza il 9 febbraio: bisogna
mobilitarsi insieme, convintamente, perché solo uniti si vince questa battaglia di equità e solidarietà tra le
generazioni e tra le varie aree del paese. Noi non vogliamo far cadere i governi perché rispettiamo da
sempre la volontà popolare. Ma con il vostro contributo vogliamo cambiare profondamente le scelte
economiche del Governo, come sempre partecipare ad un confronto costruttivo su una vera politica di
crescita, di diritti essenziali per tutti, rimettendo al centro la persona umana, la dignità del lavoro, la sua
sicurezza, la necessità di rilanciare il progetto di una Europa politica senza nuovi muri, barriere economiche o
sociali.
Il nostro tesoro di entusiasmo, di energie, di competenze rappresenta la base per costruire una società dove
la giustizia sociale, l’opportunità di una formazione per tutti, il dovere umanitario all’accoglienza ed alla
inclusione sociale, sono gli strumenti per un nuovo modello alternativo al populismo, valorizzando la
partecipazione dei lavoratori ed il ruolo dei corpi sociali che sono indispensabili, come ha ricordato il nostro
Presidente della Repubblica, Mattarella, per favorire la coesione sociale, l’equità ed il progresso economico
del nostro Paese.
Fraterni saluti,
Annamaria Furlan
Segretaria Generale Cisl
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