Nel giro di un paio di anni siamo passati dal pessimismo più nero dei giorni della pandemia, tra devastanti lockdown, un -8,9% di Pil (2020) e quasi 7mila decessi per Covid, ad un ottimismo che andrebbe considerato con le giuste cautele sul futuro prossimo, con stime che indicano, per l’anno in corso, un confortante Prodotto interno lordo al +6%, con una ripresa occupazionale, destinata a recuperare progressivamente i livelli pre-pandemia, sebbene si tratti in prevalenza di lavoro a tempo determinato. Ci sono poi i fondi del Recovery Plan, la prima tranche è già nelle casse del governo nazionale con investimenti in avvio, risorse che vanno ad aggiungersi ai fondi strutturali. Insomma una mole ingente di dotazione economica a cui possono aggiungersi gli investimenti privati, sia esteri che nazionali. Nel primo trimestre del 2021 il portafoglio delle attività finanziarie delle famiglie ha quasi raggiunto i 4.900 miliardi di euro, il +10,9% rispetto allo stesso periodo del 2020. Ciò nonostante constatiamo, secondo l’ultimo rapporto Caritas che in Italia si contano oltre 1 milione di poveri assoluti in più rispetto al pre-pandemia, con 5,6 milioni di persone, pari a due milioni di nuclei familiari in stato di povertà assoluta, dove a pagare il prezzo più alto è il Mezzogiorno (9,4%). Il vero problema che rileviamo, è che ogni analisi sia essa pessimistica o ottimistica, senza porre al centro la persona e il lavoro contrattualizzato e sicuro e relativa formazione, si finisce per non cogliere tutti gli aspetti di un problema quale, quello dello sviluppo socio-economico che rimane tutt’altro che semplice. Non si può continuare a discutere solo di come far trasferire eventuali maggiori risorse nel nostro Paese a prescindere dal loro migliore ed effettivo utilizzo per creare più crescita, più occupazione e maggiore ricchezza. Per questo stiamo chiedendo un confronto serrato proponendo una cabina di regia in grado di far rispettare i tempi previsti dei finanziamenti europei, perché solo con l’impegno comune, concertativo, e un patto sociale, tra Istituzioni e parti sociali per realizzare gli obiettivi che rischiano altrimenti di restare sulla carta. È giunto il momento di rimboccarsi le maniche, con un’assunzione di responsabilità progetto per progetto, finanziamento per finanziamento. Come Cisl Puglia stiamo lavorando, cercando di individuare idee e proposte concrete nelle linee del Pnrr, missione per missione, convinti che si possa lavorare insieme come sindacato responsabile, con le Istituzioni e con le Organizzazioni datoriali per creare nuove opportunità. Per la Cisl il futuro non è solo negli slogan o nei grandi sistemi ma anche nei singoli territori, nel rapporto con le singole persone, con le loro capacità e le loro difficoltà, a cui comunque vanno date risposte da quelle più semplici a quelle più complesse. Dobbiamo essere fiduciosi, capaci di sperare in grande, serve coesione sociale e concertazione, lavorare concretamente e trovare soluzioni nel presente, sapendo che il futuro si costruisce insieme.
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