Grazie alla pressante azione condotta dalla CISL in questi anni sul tema della previdenza, anche quella complementare, ha portato nella legge di bilancio 2018 importanti risultati in favore dei lavoratori pubblici volte a favorire la diffusione della cultura previdenziale soprattutto tra i più giovani.
Queste novità sono state introdotte dai commi 156 e 157 della legge n. 205/2017 (Legge di bilancio 2018).
In particolare, il comma 156 ha finalmente stabilito, dopo oltre dodici anni, la parificazione del regime fiscale dei lavoratori pubblici, adeguandolo a quello in vigore dal 2005 in favore dei
lavoratori privati.
Secondo la nuova disciplina fiscale, a partire dal 1° gennaio 2018, il lavoratore pubblico potrà:
- dedurre dal proprio reddito la contribuzione destinata alla previdenza complementare (a suo favore o a favore dei soggetti fiscalmente a carico) facendo riferimento, come unico limite, all’importo complessivo di € 5.164,27;
- beneficiare di una tassazione sulle prestazioni previdenziali complementari (sia sotto forma di rendita che di capitale) pari massimo al 15% e che, in base agli anni di partecipazione al fondo, può scendere fino ad un minimo del 9%. Aspetto, quest’ultimo, di rilevante portata soprattutto per i lavoratori più giovani che accedono al sistema.
Sebbene la norma preveda per le contribuzioni già effettuate al fondo prima del 2018 l’applicazione pro-rata della disciplina fiscale previgente, questa modifica rappresenta comunque un’importante conquista che colma una intollerabile disparità di trattamento.
Il comma 157, invece, demanda alle parti istitutive dei fondi di previdenza complementare la regolamentazione relativa alle modalità di espressione della volontà di adesione agli stessi, anche mediante forme di silenzio-assenso, e la disciplina di recesso del lavoratore, norme che verranno applicate in favore dei neo assunti a partire dal 1° gennaio 2019.
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