Gentile Presidente, è ormai diverso tempo che le scriventi OOSS provano, tra mille difficoltà, a farsi carico di numerosi problemi di tenuta sociale nella nostra regione. Abbiamo attraversato un periodo estremamente problematico – che tarda a finire – in cui le rivendicazioni delle tante lavoratrici e dei lavoratori della sanità pubblica e privata sono state gestite egregiamente dai sottoscritti convinti, come ancora lo siamo, che c’era e c’è bisogno di tenere coesa la popolazione per traghettare al meglio il delicato periodo che stiamo vivendo. Purtroppo, però, al nostro senso di responsabilità è mancata la condivisione istituzionale, tanto auspicata e ricercata. E ‘ il motivo per cui oggi, dopo svariate sollecitazioni ad affrontare vecchie e nuove istanze del mondo che rappresentiamo e che non possiamo più rimandare, sentiamo il dovere di dare risposte. E’ passato troppo tempo inutilmente senza che una serie di scelte politiche – seppur annunciate – si siano mai tradotte in atti concreti.
Non possiamo perdere altro tempo. E’ il motivo per cui annunciano la proclamazione di due scioperi ed una manifestazione di settore:
1) Sciopero Sanità Privata e Riabilitazione ex art. 26. Non esiste – al netto dei proclami del Presidente – un atto concreto volto a coprire il 50% dei maggiori oneri derivanti dall’applicazione del rinnovato contratto della Sanità Privata. E’ un impegno assunto nell’ambito della Conferenza delle Regioni – di cui Lei riveste la carica di vice presidente – per portare a compimento il rinnovo del contratto della sanità privata (ottobre 2020).
Inoltre nella nostra regione, Nella riabilitazione ex art. 26, a parità di tariffa (calcolata sul contratto della sanità privata) ogni struttura accreditata e convenzionata per l’erogazione di prestazioni riabilitative applica il contratto che più aggrada, determinando il tal modo dumping contrattuale tra lavoratori e concorrenza sleale tra datori di lavoro. Il tutto a spese della collettività. Una vicenda su cui abbiamo speso fiumi di parole e su cui sembrava esserci la buona volontà (politica) di venirne a capo.
2) Sciopero Sanità Pubblica. Problemi atavici, che risalgono alla notte dei tempi, sono ancora irrisolti. Si pensi alla necessità, più volte fatta presente dalle scriventi, di adottare nella nostra Regione nuovi modelli organizzativi, che tenessero conto delle nuove situazioni, delle nuove professionalità e delle nuove esigenze della popolazione. Si aggiunga, che tutto il personale non ha ricevuto il 50% dell’indennità Covid prevista dall’accordo regionale sottoscritto il 28 maggio 2020. Per non parlare del depauperamento dei fondi contrattuali determinato dal mancato incremento a seguito delle numerosissime assunzioni a tempo determinato fatte in questi ultimi anni, che rischia di mettere in discussione l’erogazione del salario accessorio al personale in servizio. Tutto questo è aggravato dal fatto che da tre anni si è in attesa di definire le linee guida per la contrattazione decentrata e la quantificazione delle risorse aggiuntive regionali da mettere sul fondo della produttività. Queste sono alcune delle problematiche che determinano malcontento e disservizio che si scaricano su operatori e cittadini, il tutto aggravato da un’assenza di confronto politico sia a livello regionale che aziendale. Ci sembra di assistere ad un clichè che ha preso piede nella nostra Regione. Nonostante in più occasioni, sia Lei (presidente) che l’Assessore alla Salute, senza parlare dell’apparato tecnocratico dell’Assessorato, hanno dichiarato di voler affrontare tali problematiche e trovare le soluzioni idonee a superarle, ad oggi queste dichiarazioni si sono dimostrate senza fondamento perché i problemi sono ancora tutti irrisolti, nonostante in tante occasioni il personale del SSR ha dimostrato il forte senso di appartenenza, lo spirito di abnegazione che quotidianamente mette in campo per rispondere ai bisogni di salute dei cittadini pugliesi, non ultimo l’immane sforzo messo in campo per affrontare la pandemia. Lo stesso clichè è stato adoperato dai Direttori Generali delle Aziende sanitarie della Regione Puglia che sfuggono al confronto con le parti sociali. Basta guardarsi in giro, l’Azienda Ospedaliera Policlinico di Bari, dove si è fatto anche ricorso al Prefetto, le AA.SS.LL. di Taranto. Lecce e Bat sono l’esempio del clima esasperato che si è determinato a seguito di mancanza di relazioni sindacali. Tante vertenzialità aperte, mancato riconoscimento della mensa, utilizzo improprio del personale, carenza di alcune figure professionali anche in presenza di graduatorie concorsuali valide da cui poter attingere, utilizzo sproporzionato delle pronte disponibilità e dello straordinario, ricorso eccessivo all’istituto della mobilità, ecc., sono l’esempio di situazioni che si riflettono sui lavoratori e che hanno superato ogni ragionevole sopportazione.
Il sistema delle relazioni sindacali e il rispetto delle parti sociali, è messo in discussione dalla violazione, da parte della stessa Regione e delle Asl che la rappresentano sul territorio, degli unici accordi raggiunti: accordo indennità Covid e accordo sulle prestazioni aggiuntive vaccinali. Tale atteggiamento irrispettoso delle lavoratrici e dei lavoratori e dell’impegno che continuano a profondere nella gestione quotidiana sia della pandemia che dei risvolti sociali e sanitari post pandemici, rischia di mettere in discussione tutto l’impianto sanitario del territorio che si basa proprio sulla disponibilità del personale. Basti pensare che si parla già di terza dose vaccinale ma che ad oggi si aspetta ancora l’applicazione di quanto concordato per il periodo 1 gennaio – 31 luglio. Tali comportamenti, nonché la mancanza di valorizzazione professionale, stanno determinando la fuga dei professionisti dalle nostre aziende presso altre strutture.
3) Manifestazione personale società in house. Stesso scenario si palesa nel sistema delle Sanitaservice della nostra regione. Il personale delle stesse ha permesso di affrontare il periodo pandemico sinergicamente ai colleghi della sanità pubblica. Malgrado questo e malgrado nell’accordo sottoscritto il 28 maggio 2020 ci sono risorse regionali (5 Mln €) destinate al riconoscimento dell’impegno profuso per arginare la pandemia, a distanza di un anno e mezzo non c’è stato ancora il confronto dedicato alla definizione dei parametri e dei requisiti per la ripartizione dei quelle risorse. Atteso che una parte di quei cinque milioni è stata giustamente erogata ai Medici del 118, non si comprende perché non ci sia stata la stessa sensibilità verso la rimanente parte (autisti soccorritori e personale società in house) considerato che ad oggi non è stato riconosciuto nulla. A ciò si aggiunga il comportamento assolutamente disomogeneo – contrariamente a quanto da noi richiesto ed auspicato – tenuto dai DD.GG. e dagli amministratori unici delle società in house rispetto a quanto sancito, in termini di servizi da internalizzare, dalle linee guida in materia di organizzazione e gestione delle società in house delle aziende ed enti del servizio sanitario regionale della Puglia. Anzi, per alcuni versi ci siamo ultimamente trovati di fronte a scelte diametralmente opposte, con spinte di alcune ASL addirittura ad esternalizzare servizi già strutturalmente core per le società in house.
Considerando la presente quale proclamazione dello stato di agitazione del personale interessato si preallerta che in assenza di interventi risolutivi rispetto alle problematiche evidenziate la strada è già tracciata.
FP CGIL D. Ficco
CISL FP A. Gemma
UIL FPL G. Vatinno
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