Questi anni sono stati caratterizzati da un disordine sociale, politico economico, ambientale che noi siamo chiamati a fare ordine riallacciando legami, recuperando quello che è stato scartato e trovando nuove strade che rispondano ai nuovi bisogni che sono l’unico modo per creare un modello sociale in antitesi con il modello nazionalista e populista che abbiamo davanti” . Così Annamaria Furlan davanti alla platea del quarto ed ultimo giorno di lavori congressuali.
“Dobbiamo ripartire dalle solitudini che hanno caratterizzato la trasformazione del modello sociale oppure non riusciremo a fare ordine. Ripartire dunque dagli ultimi, come ci ha chiesto Papa Francesco. Le periferie esistenziali non sono luoghi lontani, basta guardarsi intorno: donne, pensionati, disoccupati, chi ha perso il lavoro ma anche chi ha paura di perderlo. Occuparsi degli ultimi significa essere tra di loro”. E suggerice “un modello di comunità che si basa sul lavoro e sulla persona. Un modello di comunità di persone libere”. Furlan spiega che “la solitudine si manifesta in tanti modi. Non necessariamente perché si è soli. La solitudine della politica, la non capacità di avvertire i bisogni veri, porta anche la politica a ragionare con noi”. Guardare ai bisogni degli ultimi che troviamo ogni giorno in questa società, ne sono un esempio le testimonianze rilasciate ieri dalle tre magnifiche donne. Nascere donna è una grande e inestimabile fortuna per tanti motivi ma soprattutto per uno: ti insegna a esternare i sentimenti e ieri Stefania, Gloria e Lucia ci hanno fatto l’onore di trasmettere la loro esperienza portandoci ad impegnarci a togliere le donne da questo inferno. Un messaggio culturale forte, dunque, di cambiare questa società.”
E la società si cambia anche iniziando a cambiare il modello contrattuale e le tutele, ne parlavamo ieri con i ministri Poletti e Calenda. Speriamo che anche Confindustria, il 4 luglio prossimo, dia segnali di risveglio. A cambiare deve essere anche il nostro modello di riferimento”, dice ricordando come “il lavoro si sposta e ha bisogno di nuovi modelli ma anche di nuove tutele” e invitando a “rivedere anche le nostre tradizioni su flessibilità di orario e professionalità”. “Il lavoro in squadra, quello orizzontale non pone solo domande all’impresa ma anche a noi che dobbiamo essere all’altezza di rispondere a questa sfida con una idea di sindacato che sa andare oltre a quello che sa fare oggi e deve essere pronto a imparare cosa fare da domani. Solo così possiamo governare positivamente il cambiamento”, aggiunge rivolta ai sindacati cugini di Cgil e Uil.
“Abbiamo avuto tanti ospiti, associazioni datoriali, governo, leader politici. Come mai? -si chiede Furlan-. Certamente perché al Cisl è un’associazione importante ma anche perchèéil bisogno di fare ordine non è solo nostro e c’è la necessità di avere punti di riferimento. La solitudine si manifesta in tanti modi e non necessariamente se si è fisicamente soli. Non avere più la capacità di capire i bisogni veri inevitabilmente porta anche la politica a soffermarsi su quale modello offrirere alla nostra società. L’attenzione che ci è stata riservata, soprattutto in questi quattro giorni, ci porta a pensare che anche il mondo politico ci riconosca la capacità di sintesi e innovazione sociale che ci è prpria. Tantè che il Governo ce lo ha riconsociuto prendendo impegni con noi”.
Dunque per Furlan nuovi modelli contrattali, nuove tutele ma anche un nuovo sistema di servizi, integrato. Torna anche sul ruolo del sindacato, sulla necessità di innovazione “Abbiamo bisogno di cambiare e per questo abbiamo chiesto aiuto ai giovani, alla loro voglia di essere protagonisti. Sono loro il futuro del sindacato e della società. E questa scelta di rappresentanza che abbiamo fatto non è l’arrivo ma il punto di partenza”.
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